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Attorno alla Tour Eiffel non c’è solo la Francia. Quell’intreccio di ferri, che fu oggetto di enormi polemiche, messo in piedi per l’Expo del 1889, ma già iniziato due anni prima, rimase per oltre un trentennio l’opera più alta al mondo, simbolo della nuova civiltà nel “Vecchio Continente”. Le critiche durissime di poeti e letterati dell’epoca comunque non riuscirono a farla cadere ed oggi, la Tour Eiffel è l’indiscusso simbolo di Parigi per eccellenza. Sono arrivato alla torre passando da Rue New York costeggiandone per un tratto la Senna fino alla fiaccola della Libertà, posta sopra il tunnel de l’Alma. Da quell’incrocio simbolicamente si intersecano 3 realtà collegate e differenti; Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

Dal Ponte la Senna, gli alberi e la Torre.
Dal Ponte la Senna, gli alberi e la Torre.

La fiaccola dove sono appoggiati i fiori a vivo ricordo del tragico incidente del 1997, in cui perse la vita una donna acclamata “Principessa del Popolo”, quella Diana di cui anche il suo nome risulta descrittivo dei tratti caratteriali, combattiva nei confronti dello status quo, la fiamma dorata sembra essere stata messa li per lei più che per il ringraziamento da parte degli USA al restauro della Statua della Libertà di New York, che fu ideata da Auguste Bartholdi insieme a Gustave Eiffel creatore dell’omonima torre. Diana sotto quel tunnel, ironia della sorte, spense la sua vita, ma di certo non il suo mito, la sua tenacia combattiva di donna fu più reale che regale; quelle foto sotto la fiaccola mi hanno richiamato alla mente la canzone di Elton Jhon “Candle in the wind”. 

Camminando di fianco alla Senna, sorpassato il Pont de L’Alma, le sfumature grigio-azzurre del fiume lasciano spazio ai colori accesi e caldi dell’autunno, un lungo viale di foglie verdi, gialle e rosse, costeggiato di palazzi interessanti ed esempi di giardini verticali, porta direttamente ai piedi del luogo simbolo di Parigi. 

Il laghetto, i salici ed il piccolo parco attorno alla torre richiamano momenti di calma e silenzio che vengono interrotti solo dal vocio dei tanti turisti che affollano in lunghe file le biglietterie d’ingresso alla torre. 

Scelgo di passare per la biglietteria con meno coda, ma devo per forza fare due livelli di scale a piedi. Oltre ad evitare la fila, vedere Parigi che si abbassa piano piano da dentro l’impalcatura del suo simbolo per eccellenza è una bellissima sensazione. 

Comunque sembra che in cima alla torre, pochi anni dopo la sua costruzione, avessero messo una stamperia che rilasciava qualsiasi tipo di certificato a chi aveva il coraggio di salire fin lassù, però dato che questa cosa si è persa nella leggenda, che non ho bisogno di certificati e, che gli scalini credo siano in totale circa più di 1700, al primo livello della torre mi tuffo dentro l’ascensore e arrivo fino alla punta.

Ci sono due biglietti per la torre, uno col quale si arriva fino a metà e l’altro che invece da l’accesso fino in cima, è inutile dirvi che una volta lì, la differenza di prezzo c’è, ma se vieni dall’Italia che fai, rimani a metà?

 

La Tour Eiffel da sotto nel contro luce di una giornata di sole
La Tour Eiffel da sotto nel contro luce di una giornata di sole
La "tour" sulla fontana di Piazza. Foto gentilmente concessa dalla collezione privata della famiglia Murani Mattozzi
La "tour" sulla fontana di Piazza. Foto gentilmente concessa dalla collezione privata della famiglia Murani Mattozzi

Al top scopro la parte più interessante della mia visita, alcuni video e tavole didascaliche che riportano descrizioni di quanto questa torre fosse stata ispiratrice d’arte e anche di tendenze e nuovi modi di “toccare il cielo”, una raccolta multimediale di vecchie e nuove foto che illustrano le “copie” della stessa torre in giro per il mondo, da Las Vegas, Tokyo, Brasilia, Riga ecc. fino a paesi più piccoli anche d’Italia. Mi ritorna in mente Matelica la città in cui vivo e sono nato, una mostra di foto antiche che facemmo in paese più di 10 anni fa chiamata Matelica d’altri tempi dove scoprimmo insieme ad alcuni amici che intorno a quegli anni ci furono un gruppo di avventori che fecero anche in paese una sorta di torre e la montarono intorno alla fontana del paese. Questa foto è della collezione di una famiglia locale. Con questo ricordo misto a quello di film o altri romanzi ispirati all’ombra della torre, imbraccio la macchina fotografica e inizio da turista a fare foto come se non ci fosse un domani e chissà che non ispiri anche me l’aria dell’autunno parigino.

 

Una passeggiata fino alla Tour Eiffel, in un giorno di sole, credo sia un ottimo consiglio soprattutto in autunno, perché gli occhi si riempiono di colori meravigliosi e si può respirare un pezzo di storia recente. 

Ma anche di sera la torre ha il suo fascino straordinario, passeggiare sotto le sue luci è davvero una bella sensazione. Brasserie, bistrot e locali di ogni genere la punteggiano, d’altronde “Parigi è sempre una buona idea”. In questa zona ho trovato per puro caso un ristorante bistrot che mi ha trattato davvero bene. Ha un ottima anatra e anche gli altri piatti sono interessanti. Buona anche la selezione dei vini e soprattutto il proprietario parla italiano, il che, non lo nascondo, fa sempre un gran piacere. Il posto si trova tra Invaldes e la Tour Eiffel, si chiama Bistrot Chez France. Buon viaggio.

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