fbpx

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=enJOCigHqEw]

L’altra sera ho visto un documentario. Parlavano della fiction su Enrico Mattei e hanno fatto anche un focus sulla sua figura.

Il titolo era “l’uomo che guardava al futuro”. Un italiano, un marchigiano che aveva intuito come l’Italia potesse divenire leader nel mondo nel mercato petrolifero. L’obiettivo era dare energia ad una nazione che doveva riprendersi da una guerra. Una nazione affamata.

Mattei imprenditore dello stato e per lo stato inteso come società e quindi gruppo di individui. Imprenditore lo definiamo noi oggi, in un Ente dello stato, da lui fondato, l’ENI, imprenditore, ma per un fine comune, utile a tutti.

Allora serviva far ripartire il motore della ripresa. Mattei aveva chiara la sua missione.

Un marchigiano solido come la realtà da lui fondata. Vicino a lui a quel tempo altri grandi visionari italiani come Camillo e Adriano Olivetti, fondatori della famosa azienda omonima, oggi proprietà di Telecom.

Ieri era possibile dare spazio alle intuizioni in qualsiasi campo. Oggi no. Ieri era possibile che qualcuno che avesse intuito potesse avanzare in ogni campo in Italia. Oggi tutto è reso impossibile da mille problemi, balzelli e leggi che però aiutano sempre i più furbi. Ieri c’era reale senso dello stato oggi solo immagine. In qualsiasi campo. Oggi si cerca solo il mercato, si va dietro solo al mercato, così vediamo che abbiamo solo venditori. Tutto è commercio. La politica è oramai solo il “marketing del qualunquismo”. E con questa logica si costruisce una società del tutto sbagliata. In questo modo siamo immobili ma continuamente in movimento.

Siamo come i dinosauri di cartapesta.

Siamo circondati da un qualunquismo sfrenato che ci uccide davvero da dentro.

Immobili quanto inutili.

L’imprenditoria vuol dire vendere ad ogni costo. La creatività non è retribuita. Il lavoro delle persone rifiutato, non valutato. La gente comune stimolata ad accendere finanziamenti e morire coperta dai debiti.

Le banche non investono “prestano e consigliano investimenti”. Siamo circondati da burocrazie assurde. I visionari messi comunque in secondo piano o addirittura criticati dopo cinquant’anni dai personaggi che oggi sono sotto i riflettori, addirittura come esempi anche pericolosi. Io credo che mai come oggi si stia smettendo di perseguire finalità oggettive.

Mai come oggi si guardano solo i mezzi e mai le finalità comuni. Allora era necessario ridare indipendenza reale ad un Paese, formare gente appassionata al lavoro, un lavoro fatto di rischi e di rinunce ma portato avanti con lo stimolo di chi aveva dentro la voglia di crescere di costruire qualcosa di straordinario. Si progettava il futuro. Oggi i tempi sono diversi, porsi gli stessi obiettivi di allora sarebbe assurdo. Ma dall’altra parte non è possibile che tutta l’economia giri solo dietro all’immagine, al valore immateriale tout court, allo schema bancario di finanziamenti. Oggi che la produttività nel mondo è a livelli elevatissimi e che i problemi sono di sovrapproduzione, non è possibile che non si riesca a porsi obiettivi per non contrarre debiti, per non incentivare una concorrenza senza finalità e senza logica, ma esclusivamente esasperante, che porta solo al cannibalismo economico e alla sola “vendita a tutti i costi e di qualsiasi cosa”.

Mattei e l’ENI avevano un senso allora, si dava energia alla gente per ricostruire e dare speranza ad un Paese, puntando sugli uomini e soprattutto sulla loro formazione. Si rimetteva in piedi una nazione. Hanno contribuito alla reale indipendanza di una società e di una intera nazione. Hanno lavorato per un fine preciso.

Io credo che mai come oggi l’economia e la società abbiano bisogno di entrare in una fase culturale continua, di fermento artistico e creativo, dove ritornano i valori umani, il valore dei rapporti veri, sinceri e leali. Il valore della chiarezza, di poter parlare a cuore aperto. Il dialogo fra la gente. Oggi dovremmo ricreare una economia della conoscenza per accrescere i saperi, e contrapporla alla concorrenza, valorizzare le risorse umane e non essere solo ed esclusivamente afflitti dalla stupidità del debito o del fare o competere ad ogni costo!

Io credo che nel secondo dopoguerra, ci fosse l’esigenza di cambiare nel senso tracciato da gente come Enrico Mattei. Il ringraziamento della società nei suoi confronti è stato un attentato.

Oggi c’è l’esigenza di tracciare un solco verso una società più limpida e meno opportunista. Ridare centralità all’individuo.

Perchè nessuno dovrà mai essere servo di un’ossessiva compravendita continua.

Commenti di Facebook

4 Responses

  1. Le buone azioni, le grandi idee e i grandi uomini non hanno colore politico. La differenza tra il periodo in cui Mattei ha operato e i nostri giorni, credo stia negli stimoli delle persone comuni, nella società stessa. Nell’immediato dopo guerra in ogni italiano c’era la voglia e la necessità di ripartire da zero per un motivo oggettivo…la guerra, che tutto aveva tolto a tutti, tutti erano nella stessa condizione di disperazione, tutti avevano voglia di rivincità, avevano dignità, personalità e forza e ciò creava un senso civico nell’accezione più ampia del termine e questo stimolava all’aiuto reciproco. Lo stesso Mattei a chi lo lusingava con facili guadagni per le proprie tasche rispondeva che non gli interessava vivere da uomo ricco in un Paese povero. Oggi, per contro, viviamo in una società (solo per definizione) che, a livello materiale tutto ci ha dato, o meglio, ci fa credere che tutto ci ha voluto dare e con estrema facilità. Come dici tu, tutti sono affascinati dal Marketing del qualunquismo. Tu parli di dinosauri di carta pesta, a me vengono in mente alcuni passaggi della canzone dei Pink Floyd “Another brick in the Wall” Oggi la nostra società è questa…tanti mattoncini anonimi, senza voglie, senza “pensieri”, senza veri scopi e senza sogni e voglia di fare. Illusi dal martellamento mediatico su tutti i fronti, che tutto va bene così, perchè se alla maggior parte sta bene così allora la maggioranza è nel giusto. E’ diventato giusto uniformarsi, è giusto essere simili il più possibile gli uni agli altri, perchè il “diverso” spaventa e quindi, vestire allo stesso modo, mangiare le stesse cose, comprare le stesse auto e via di seguito.(ricodi il centro commerciale si?) E’ normale idebitarsi o chiedere finanziamenti per le vacanze, è normale e giusto (perchè tutti lo fanno e non puoi permettere che tuo figlio sia diverso!) che un bambino di 10 anni abbia già in tasca un cellulare. Oggi siamo considerati contenitori da riempire con chimere, teorie e passività, cosicchè nessuno possa uscire dai binari, non si cura l’individuo ma la massa, perchè la massa è più facilmente gestibile rispetto a una mente libera. I Pink si riferivano in particolare al sistema scolastico ma questo pensiero si adatta molto bene ad uomo come Mattei, che per primo ha avuto il coraggio di tirare via un mattoncino dal muro di ipocrisia cercando di dare una svolta e pagando per questo con la vita. Non credo che avere passione oggi sia inefficace, non renderà probabilmente in termini economici ma almeno non ci sentiremo parte di quel muro, un mattoncino qualsiasi, che nella sua inerzia contribuisce, spesso anche inconsciamente alla rovina della società e all’appiattimento delle menti. L’unica cosa che non capisco e continuo a chiedermi è…ma come è mai possibile che a tutti, alla maggior parte degli uomini dia soddisfazione vivere in questa condizione di abbrutimento? Sono realmente tutti disposti ad accettare ancora di essere gestiti nelle loro scelte dalle Banche, dal Marketing e quantaltro? Tutti credono ancora al concetto che “uguali è bello” e “lottare è inutile e stanca”? Quando capiremo che dipende da noi? Quando capiremo che alcune fazioni politiche o “grandi imprenditori” hanno tutto l’interesse affinchè questo stato di apatia e crisi perduri nel tempo? Aspettiamo e preghiamo che possa tornare un altro Mattei? o forse sarebbe meglio tirare fuori gli attributi e cominciare a fare qualcosa di concreto investendo in noi stessi e nelle nostre passioni? Avere passione oggi?!…è efficace per avere rispetto di me stessa e di chi mi sta vicino e per continuare a desiderare e credere di poter lasciare qualcosa di buono a mia figlia e agli altri bambini come lei…non è forse un buon motivo questo per continuare ad avere passione?! Uomini come Mattei (con i suoi intenti a prescindere da tutto il resto), tanto per riallacciarmi a quello che diceva Ivana sui bambini, dobbiamo cercare di crescerli noi…

  2. marco ti dico solo tre parole: si un garnde!!! Mi hai emozionato da paura! ma in fondo è ciò che ci diaciamo da quando abbiamo fondato Convergenza e la Promo.Ter… pubblicizzero questo tuo intervento e se vuoi un consiglio.. fallo leggere ai lettori della carta stampata.. pubblica l’articolo sui giornali.. è bellissimo!

  3. leggendo il tuo articolo, non posso che concordare ogni parola di ciò che hai scritto. Penso che “tacere diventa una colpa e parlare diventa un’obbligo ” : credo che tu abbia descritto un reale spaccato della società, sempre più lontana da noi giovani. Ciò che scrivi è la verità che in molti pensano ma che in troppi non ammettono.
    Enrico Mattei era n uomo di spessore, dall’intelligenza creativa, acuta, dalla personalità carismatica, forte, geniale; ma la “differenza ” che distingue Mattei da molti altri uomini dello stato risiede in un concetto: Mattei era un uomo che “non aveva paura”. Non aveva paura di pensare “autonomamente”.
    Dedito al lavoro, tenace, che aveva un grande sogno, diventato con il tempo un obbiettivo, per trasformarlo in realtà.” Un uomo che nel presente viveva il futuro”.
    Un “battitore libero” a cui viene chiesto quando nominato presidente dell’agip, di liquidare la società, lui invece la “risana” e la “potenzia” e mette le basi dell’unica vera multinazionale italiana dell’epoca.
    Uomo concreto, che si dice utilizzasse ogni “escmotage” per per costruire qualcosa di concretamente grande per l’Italia.
    La famosa frase”per me i partiti sono come i taxi: li prendo, e mi faccio portare dove voglio, e alla fine della corsa pago e scendo ” ; rende molto chiaramente l’idea di quanto fosse un uomo indipendente.

    La politica è piena di contraddizioni, spesso autoreferenziale, troppo spesso lontana dalle vere esigenze sociali, lui ne ha preso atto, e ha saputo gestire quel potere a vantaggio dell’Italia per L’italia.

    in un mondo pieno di parole Mattei rappresenta la “concretezza” , Mattei in quella contingenza storica ha dato all’Italia CIò CHE NESSUN ALTRO AL DI FUORI DI LUI POTEVA DARE.

    Un uomo concreto da portare a termie un progetto al di sopra delle aspettative , è stato messo in discussione dal punto di vista etico, paradosso questo di una società come la nostra colma di un “malcostume” tipico di molte persone, che vendono parole, per ottenere benefici a livello personale……
    L’etica di una politica svenduta dovè finita?
    La politica dovrebbe essere a vantaggio della società , è ormai troppo spesso un ” fardello ” che i giovani sono costretti a sopportare

    In una società abbandonata dalla disciplina , dalla coerenza, e dallo spirito di acrificio, a “vantaggio” del vivere facile della “CIALTRONERIA” nel diniego del pensiero , di persone che si esprimono per frasi fatte, qualunquiste, di PERSONE CHE NEANCHE PER SBAGLIO SI METTONO IN DISCUSSIONE, di persone che giustificano i loro atti , loro egoismi nella solita frase retorica, quanto mai noiosa del dire :” lo fanno tutti e allora?”
    ….e allora uomini come Mattei, sono necessari.
    Pensare ….. essere indipendenti dal sistema sbagliato…..
    Ma penare autonomamente è pericoloso, ti espone alle critiche, alle invidie di chi ha paura di lasciare un “sistema comodo” , ti espone alla cattiveria di chi in un sistema “malato” , ci vive bene , e quel sistema in fondo in fondo non lo vuole cambiare , perchè fa comodo.

    Ci vuole coraggio per cambiare e non tutti lo hanno…
    però molti provano a combattere, e questo è positivo.
    Chi è troppo attento alla facciata è sempre più lontano dalla sostanza.
    La figura di Mattei ci insegna che la sostanza conta, che è sempre più necessaria ; e se il sistema non cambia è perchè molti non lo vogliono cambiare….
    La pigrizia intellettuale , porta in qulsiasi tipo di società al decadimento.
    in conclusione, consapevole che il dissenso, punisce e sfinisce, chi manifesta liberamente il proprio pensiero contrario al sistema , rinfgrazio virtualmente Mattei per non aver avuto paura di essere stato in qul periodo storico, un uomo coraggiso , capace di concretizzare un cambiamento nel sistema sociale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Marco Costarelli - Logo -
Perché questo blog

Questo blog è nato per la passione di assaporare, vivere e mettere a frutto esperienze, di cose, di luoghi ma soprattutto di persone, che ho potuto incontrare, percorsi che ho battuto, da solo o insieme ad altra gente.

Sono appassionato di arte, ogni tanto dipingo, “invento” oggetti, qualche cimelio provo a restaurarlo.

La mia passione grande che provo a condividere in questo blog, è quella del racconto anche attraverso le immagini.

Ho una grande passione per la cucina di territorio e per i prodotti identitari e rispetto chi, senza ipocrisie li tutela, perché sono una grande forma d’arte.

Sono in grado di stilare progetti e strategie di comunicazione integrata, conosco i meccanismi del Marketing Territoriale, perché è lo strumento con cui riuscire a condividere al meglio l’unicità che hanno determinati paesi, luoghi e paesaggi, che spesso visito per meravigliarmi della loro essenza semplice e straordinaria.

Ho redatto progetti importanti che hanno raggiunto gli obiettivi prefissati.

Ho la ferma convinzione che le “identità particolari” siano qualcosa di prezioso da tutelare e proteggere finché saremo in tempo a farlo.

La tecnologia ci da la possibilità di essere tutti più connessi, ma troppo spesso oramai, ci fa dimenticare la sostanza delle piccole cose, dove si cela, viceversa, la bellezza e la forza meravigliosa del racconto.

Categorie