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Visso, ultima frontiera. Fabio e Lina, e "le torte antisismiche"

Pasticceria Vissana, ultima frontiera. Vi ricordate Star Trek, iniziava sempre così “Spazio, ultima frontiera” e allo stesso modo voglio iniziare a parlarvi di questi pasticceri- fornai coraggiosi, esempio di resistenza e attaccamento al territorio, dove, nonostante tutto, hanno scelto di rimanere.

E’ il caso del cratere della devastazione più grande che l’Italia abbia potuto subire negli ultimi secoli. La costanza dei resilienti, quelli che nonostante tutto non mollano. Vi racconto della costanza di Fabio e Lina che questa “ultima frontiera” la vivono ogni giorno, offrendo un servizio essenziale agli altri come loro, rimasti in queste zone distrutte. Come vivi baluardi, marcano l’autentica essenza coraggiosa delle genti di queste montagne. Fabio Cerri e Lina Albani avevano un forno al centro di Visso, “L’albero del Pane”, e la “Pasticceria Vissana”, due locali, il primo che ora è semidistrutto e si trova al centro della zona rossa, mentre l’altro miracolosamente rimasto in piedi, poco in periferia, segna il confine con la devastazione.

Fabio mi racconta che mentre faceva il pane avvertì un frastuono intorno a lui, un movimento continuo di tutto, erano le 3 e 36 del 24 agosto 2016, Amatrice a non più di 50 km in linea d’aria da Visso, stava per essere rasa al suolo. Passato quel momento, i due hanno continuato a fare il loro lavoro, nonostante i cocci da rimettere in piedi, con la sostanza del fare sono rimasti uniti sotto le scosse, nella voglia di sopravvivere ai momenti più cupi, con tenacia e con lo spirito di aiuto fraterno dei paesi sono divenuti, a pieno titolo, aspetti di vita esemplare in quelle zone. Si sono rimboccati le maniche, lui pisano di origine ma Vissano da quasi trent’anni hanno continuato a riempire il bancone ogni giorno, durante lo sciame sismico imperterrito, traslocando da Camerino a Belforte del Chienti, quella serranda l’hanno sempre aperta ogni mattina, per un senso di continuità, nonostante fuori, tutto fosse cambiato. Lina e Fabio hanno continuato imperterriti a sfornare pane e prodotti di alta pasticceria, nonostante le scosse continue, ancora oggi sono lì, per una certa dose di fortuna, ma soprattutto per tenacia.

In maniera estremamente genuina con tutti gli ingredienti delle comunità ancora in piedi, di quei pastori  e contadini che sono rimasti lì, a presidio del territorio a dimostrare un continuo e mai cessato dialogo con quello che la natura di questi luoghi ancora riesce ad offrire. Anche dopo un evento di questa portata, le loro torte alla ricotta di pecora sopra vissana vengono sfornate puntualmente, anzi hanno un sapore più marcato perché arricchite di un ingrediente impalpabile che nessuna pubblicità o strategia di marketing potrà mai equiparare, quello dell’amore per quello che si è scelto, dell’utilità di fornire un momento di ristoro in mezzo al caos, a tutti, dall’esercito che presidia la zona rossa, ai vigili del fuoco che si occupano di ricostruire, fino agli sfollati che tornano a riprendere i propri oggetti o capire cosa stia succedendo ma, “in primis” a tutti quelli che sono rimasti, imperterriti ma con i piedi ben saldi nel loro paese natale. E’ la gente come questa che va presa da esempio e modello di ricostruzione, sono questi gli eroi inconsapevoli di questi luoghi, che hanno il bisogno e la necessità di essere vissuti di nuovo nelle belle giornate di sole come questa, è saper vivere e riconoscere rispettosamente queste sensazioni, la chiave di sblocco e di ripartenza anche nei confronti di una macchina burocratica troppo lenta in una situazione seppur immane e grave come questa.

Fabio e Lucia però stanno lì, alle porte d’ingresso di quel borgo fatato che era Visso, oggi, purtroppo ferito ed ansimante, ma non distrutto nell’animo, con il campanile che ancora svetta a ricordarglielo, sopra quei palazzi nobiliari violentati ed impoveriti, dalla furia della natura prima, e dal fastidioso scaricabarile istituzionale poi. Sono circa venti i coraggiosi senza casa rimasti a Visso anche se per le aree attrezzate delle casette si stanno disponendo solo adesso le strutture di urbanizzazione primaria.

In tutto questo Fabio e Lina non hanno mai smesso di fare il loro mestiere. Dopo le scosse del 24 agosto e poi quelle del 27 ottobre, fino alla mattina di quel fatidico 30 di ottobre, alle 7, i banconi della loro pasticceria sono stati sempre pieni dei tesori di queste terre.

Sono le loro torte antisismiche, la risposta più dolce al disastro; più di tutto mi ha sbalordito la torta di ricotta, che da sola vale un viaggio intero nel parco nazionale dei monti Sibillini, un percorso anche solo per ripercorrerne la filiera identitaria nei pascoli di pecore sopra-vissane. Quegli spicchi di torta danno il senso di cosa sia stata e cosa potrebbe tornare ad essere questa zona, la genuinità di una filiera autentica fatta di riconoscenza e di rispetto, dell’essere quello che si fa, emblema per l’economia reale di cui se ne sente la necessità un po’ dappertutto, questo li rende unici. Quelli come loro sono inconsapevoli ed efficaci antidoti alla plasticata pantomima dei centri commerciali aperti la domenica. Dentro un prodotto da forno sintetizzano il concetto di “terroir” perché ne sono testimoni viventi anche ai margini dei luoghi di distruzione; per questo sono dei vincenti.

Sono estremamente convinto che oggi più che mai abbia senso cercare emozioni in un piccolo viaggio fatto nei pascoli di quegli stessi pastori abbandonati in inverno sotto la neve, ascoltare i loro racconti, oggi,  dietro il sorriso malinconico di persone come Fabio e Lina si nasconde l’idea vera della solidarietà fra gli uomini, fatta di cose semplici e per questo molto più salda delle travi cadute con il terremoto. Da esempi di caparbietà come questo, quelle genti raccontano le parti più vere di loro stesse, diventano esempi di coraggio, trasferiscono quella nobiltà d’animo propria dei saperi di un tempo, la cultura viva e vegeta che non troviamo in un tabloid o al centro commerciale. Tutto questo dobbiamo tutelare, quelli come loro sono l’economia reale da difendere.

Quindi, in coscienza, non sono l’ultima, ma la prima frontiera !

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10 Responses

  1. Cara Marco è un piacere ritrovarti. Ho letto il tuo articolo, peraltro scritto benissimo, e sto con te in ogni parola scritta. E sapessi come vorrei abbracciare Lina e Fabio per il loro coraggio e tenacia. Se ne avessi la possibilità , mi piacerebbe tu glielo dicessi. E poi quelle torte in primo piano, mi fanno morire. Non le possono spedire a chi ne facesse richiesta? Non ci hanno pensato o è troppo complicato? Sai ad Amatrice stanno riorganizzando la biblioteca anche con chi, avendo scritto un libro, volesse partecipare con un invio . Ho mandato il mio libro di poesie. Così un pezzetto di me è con tutti coloro che vogliono sperare nel futuro. Lina e Fabio già ci sperano e da subito hanno sperato. E’ il modo più sensato per reagire e andare avanti. Fammi sapere per le torte. Io le comprerei. Un abbraccio a tutti. Isabella

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Questo blog è nato per la passione di assaporare, vivere e mettere a frutto esperienze, di cose, di luoghi ma soprattutto di persone, che ho potuto incontrare, percorsi che ho battuto, da solo o insieme ad altra gente.

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La tecnologia ci da la possibilità di essere tutti più connessi, ma troppo spesso oramai, ci fa dimenticare la sostanza delle piccole cose, dove si cela, viceversa, la bellezza e la forza meravigliosa del racconto.

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