fbpx

Guardo “Rush” un film del 2013, Rush è la velocità, perché oltre a romanzare la sfida tra James Hunt e Niki Lauda, racconta due modi di vivere diversi, piloti diversi, in un periodo storico diverso. Lo avrò rivisto 4 volte, ma stasera quel film ha un altro sapore che mi stimola qualche riflessione. 

Questo film racconta bene un mondo diverso, dove i piloti erano prima di tutto meccanici, la passione diveniva determinante per vincere una gara o anche tutto il campionato, dove l’uomo faceva la differenza, senza simulatori, calcoli e computer.

Particolare di auto da corsa antica Foto di Toby Parsons da Pixabay
Particolare di auto da corsa antica - Foto di Toby Parsons da Pixabay

Mi viene in mente Enzo Ferrari che prima di essere un imprenditore fu essenzialmente un grande sognatore. Si racconta che tenesse più a vincere corse che vendere auto di lusso.

In effetti il sogno “Ferrari” è qualcosa che va oltre l’automobile, che punta all’eccellenza dell’essenziale, un approccio alla vita differente, dove sarebbero potuti venire fuori i campioni del mondo come Lauda che di certo non avevano l’aspetto che si ha del pilota nell’immaginario comune.

Un mondo fatto di meccanici ancor prima che ingegneri o corridori, di chi rischiava il tutto per tutto per dimostrare in coscienza di essere capace a superare se stesso e in qualche caso anche le dinamiche della fisica, finché fosse possibile.

I motivi di una corsa stanno anche qui, basta saperli cogliere - Foto di Denis Doukhan da Pixabay
I motivi di una corsa stanno anche qui, basta saperli cogliere - Foto di Denis Doukhan da Pixabay

Un mondo senza tante simulazioni dove la variabile dell’imprevisto era determinante nella riuscita o meno di ogni gara.

Si inseguivano le passioni senza compromessi, i rischi si mettevano in conto, anche se troppo spesso si lasciavano alle spalle più o meno consapevolmente fino a sfidare la morte, ma l’idea di fondo era riuscire a superare se stessi ancor prima degli altri in pista. Lauda era un calcolatore e Hunt un passionale.

Certi piloti come Lauda avevano la consapevolezza matematica dei propri limiti ed il chiodo fisso di volerli consapevolmente superare, questo era il motivo principale per correre, un sogno vero che faceva da stimolo alle persone che ne seguivano le storie di vita vera, lealtà verso se stessi e fra rivali che venivano prima degli sponsor, del gossip e di ogni tipo di business connesso. 

Rush e la velocità, Lauda in corsa - Foto di hei67ko da Pixabay
Rush e la velocità, Lauda in corsa - Foto di hei67ko da Pixabay

Comunque oggi la storia di questi personaggi mi ha fatto pensare che in un periodo di incertezze è importante tornare a cercare di riprendere consapevolezza di ciò per cui vale la pena correre, ma chissà che non ci si possa superare anche restando fermi.

Commenti di Facebook