Oggi è l’Overshoot Day, abbiamo finito le risorse, ne parlavo anni fa (qui), ed oggi cosa è cambiato?
Solo che ne parlano tutti e che avviene un mese prima rispetto a 10 anni fa.
Viviamo in un pianeta che non ci regge più e questo non è difficile da capire. In chiave ambientale si comprendono anche le migrazioni, spesso provocate da deforestazione selvaggia, istituzioni nate per proteggere le diverse identità locali di paesi come l’Africa che invece di promuovere e produrre uno sviluppo lento e sensato per quei popoli, ne vengono fuori con il peggio di quello che ha prodotto proprio l’occidente.
L’idea verde di un’economia legata ai fabbisogni oggi è di fatto ridotta alle chiacchiere.
Nonostante internet e le grandi opportunità di messa in rete delle informazioni sulle identità locali, rappresentate dalla biodiversità, la possibilità reale di lavorare tutti e lavorare meno è rimasto uno slogan, il business della rincorsa alla produzione e alla crescita mettono in secondo piano la sostenibilità reale dell’ambiente.
Si fanno le cose in nome di un’efficienza che troppo spesso ormai, si può tradurre in deficienza.
Non occorre arrivare fino in Africa per capire come si stiano appiattendo le varie diversità locali, come stiamo distruggendo le micro economie locali, basta solo visitare i paesini spopolati d’Italia, come viene gestita ad esempio l’acqua pubblica, sempre più privata e sempre più diretta a soddisfare i fabbisogni di metropoli caotiche e imbarbarite.
Guardiamo i paesi colpiti dal sisma 2016, mi ha colpito l’altro giorno un mio amico di Visso a cui ho chiesto se avesse pane cotto a legna, mi ha risposto, che li è rimasta solo la legna, ma che allo stesso tempo non la possono nemmeno più bruciare perché non esistono più i forni a legna.
Questa esclamazione mi ha letteralmente spiazzato, sembra impossibile che una società di montagna possa reggersi senza la legna da ardere, eppure oggi è così non ci sono più le case coi camini e questo non è un vantaggio per l’equilibrio ambientale di quei luoghi.
E’ un segno anche questo di come tutta quella economia naturale in equilibrio con quei posti, è saltata, sostituita da moduli abitativi provvisori che non hanno bisogno di spiegazioni.
Allora in maniera volutamente provocatoria, penso che servirebbe una “start up” che faccia iniziare ad usare la testa a quanti abbiano smesso di farla funzionare, sedotti dal niente di un consumismo fasullo, fatto solo di compravendita, speculativa, eccessiva ed esasperante.
Un parassitismo umano senza logica, cultura, fantasia, rispetto di tradizione ed etica. Intanto acceleriamo sempre di più seduti nel vagone “sgarrupato” e mal ridotto di questo treno in corsa col motore in fuori giri, su rotaie arrugginite dal nostro chiedere senza mai dare.
Sembra girare sempre più veloce questa centrifuga che ci porta verso il baratro naturale.
Non occorrono tanti accorgimenti per capire che questa purtroppo è la realtà. Fatta la tara dei vari mutamenti climatici in atto, e dei post inutili sui social, forse anche miei, mi sono sempre reso conto di quanto sia inutile, oggi, il meccanismo di sovra produzione in atto nel mondo.
Favoriamo con la nostra competizione giornaliera asfissiante la creazione di un divario sociale fatto da pochi ricchissimi e sempre più poveracci, intimoriti da uno “status quo” alienante che disarma e annienta, per cui da una parte la noia e dall’altra la fame, divengono sempre più spesso questioni fatali.
Un gioco al massacro delle materie prime che sono finite, terminate, le stiamo sfruttando in debito.
Secondo il Global footprint network (link) stiamo consumando le risorse per il 75 per cento in più di quelle che la terra riesce a rigenerare, occorrerebbero di fatto 1,75 pianeti terra per soddisfare il consumo di risorse che consumiamo ogni anno. Siamo parassiti del pianeta e non ce ne rendiamo conto.
Perché questo, secondo alcuni è ancora l’unico modo di vivere possibile, l’unica via dell’esistere, l’iper consumo; criceti in gabbia o rane bollite.
E’ incredibile come questo aspetto di economia distorta su scala globale, che porta a sprechi insensati sia paradossalmente ancora idolatrato come unico modus vivendi di una popolazione globale che sta soffocando per colpa dell’economia della competizione che si è imposta da sola.
Siamo le vittime delle offerte speciali, degli sconti del supermarket del tutto e subito, senza nessun interesse per il domani, come se fossimo in fondo, tutti coscienti di non averlo per niente un futuro domani.