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Di seguito racconto la mia BIT, è un’analisi che arriva un po’ in ritardo ma che, spero possa essere essere utile a capire come tornare a crescere meglio.

L'ingresso di FieraMilanocity allestetito per i 40 anni di BIT
L'ingresso di FieraMilanocity allestetito per i 40 anni di BIT

Le Marche sono la mia regione di nascita e mi hanno colpito soprattutto per il taglio genuino e abbastanza ricco di contenuti che hanno saputo proporre in questa edizione di BIT.

La sensazione avuta a pelle partecipando ed interloquendo con la gente presente nel padiglione è stata quella di rappresentare l’idea di un territorio, ricco di iniziative e di contenuti, che cerca di riprendersi forse nascondendo un po’ troppo le sue ferite.

 

La degustazione delle eccellenze marchigiane, con norcini di prim'ordine e la presenza di due stelle, lo chef Errico Recanati e la pasticceria Il Picchio
La degustazione delle eccellenze marchigiane, con norcini di prim'ordine e la presenza di due stelle, lo chef Errico Recanati e la pasticceria Il Picchio

Tuttavia la spontaneità e la competenza degli interlocutori scelti dalla regione Marche in questa edizione, ha cercato di portare la visione di un contesto territoriale che intende rinascere, dando spazio agli operatori di settore, con i tavoli Workshop dove in qualche caso si notano finalmente proposte adeguate.

Genuinità nella proposta e riferimenti che sono evidenti strumenti e servizi di valore territoriale, queste le capacità vincenti in cui si sta non facilmente indirizzando la proposta turistica regionale.

Sala piena alla conferenza stampa "fuori salone" per le Marche

Questo aspetto oggi lo si osserva chiaro anche nelle attività di comunicazione, che purtroppo sempre di più evidenziano una differenza sostanziale tra quel che si dice e quella che è la sensazione che passa nel raccontare il luogo dove si è nati, attraverso le emozioni emanate, prioritariamente partecipandolo e vivendolo, per poi poterlo narrare.

Questo a mio avviso è il punto più difficile da superare oggi. E lo dico con la coscienza di chi ha vissuto quasi in prima linea, la questione delle identità calpestate, specie dopo il terremoto, in tutte quelle zone del centro Italia che hanno visto travolte le loro economie reali, tradizionali, civiche e sociali, per effetto di uno sciacallaggio ricolmo di silenzio da parte di tutti, in primo luogo i media, che spesso cercano lo scoop oppure tacciono. 

Quindi la speranza è quella di coltivare passione in chi riesce a raccontare la vicenda di quell’agricoltore che vive ancora in una SAE oppure, di quel norcino costretto ad inventarsi nuovi metodi di stagionatura perché nemmeno ce l’ha più il focolare di una volta ed ha paura a dirlo perché altrimenti domani arriva uno scienziato della sanità da fast food che lo fa chiudere.

Finger food con i prodotti della tradizione marchigiana riproposti in chiave moderna ad uno dei fuori salone
Finger food con i prodotti della tradizione marchigiana riproposti in chiave moderna ad uno dei fuori salone

Di questi marcatori di identità reali spesso, semplicemente non se ne parla, restano inascoltati, i budget vengono utilizzati per altro ed altri, perché lo spettacolo deve andare avanti per forza, e deve essere solo quello più grande, quello politicamente corretto. 

In questo senso tuttavia, nonostante lo scorso anno avessi criticato l’imponente presenza dello stand delle Marche in fiera, quest’anno ho notato viceversa, una capacità di attrattiva più alta rispetto a quasi tutte le regioni in fiera. 

Anche se a prima vista l’impatto visivo dello stand della Regione ha penalizzato molto il racconto del cratere, parlando di altro, sbilanciando il discorso verso nord e la costa, ragionandoci bene però, viene da chiedersi, se davvero esiste un interlocutore reale per quelle zone. Vengono accolte e valutate istituzionalmente proposte fattive e non strumentali per farlo rinascere? 

Ho visto tanti selfie e guide da un chilo per la zona del maceratese, questa volta  mi sento di affermare tranquillamente che l’istituzione regionale non c’entra nulla, ma c’è proprio il sentore, a mio avviso, di una società che inizia ad avere l’idea del tutto insensata di gestire aspetti utili spesso, solo a complicarsi la vita inutilmente.

Design calzaturiero al fuori salone di Tipicità
Design calzaturiero al fuori salone di Tipicità

Una grande nota positiva però c’è lampante, e salta subito agli occhi, la volontà di tornare ad essere genuinamente parte attiva alla ripresa di tutto il territorio. 

Ad esempio attraverso il progetto Marche Outdoor, ecco il link alla piattaforma, che prima di essere un progetto sistemico di una rete di infrastrutture ciclabili, è anche un esempio di questo aspetto attivo sul territorio, potrebbe avere le capacità, scongiurando sciacallaggi, di mettere a sistema una rete di servizi, che in gran parte già esistenti, pensati ad un turismo lento e a contatto con la natura, utile a chi vuol vivere questi luoghi partecipandoli da persona e non da consumatore. 

Un aspetto utile per cercare di evidenziare, con i mezzi a disposizione che abbiamo oggi, ed inserendoli nel percorso, tutti quei piccoli scrigni di autenticità territoriale che ancora resistono specialmente nell’entroterra e che possono trovare un sostegno nella loro comunicazione globale.

Nuovi amici alla fine della fiera; i giornalisti Antonio Vanzillotta e Sara Rossi
Nuovi amici alla fine della fiera; i giornalisti Antonio Vanzillotta e Sara Rossi

Bella la conferenza stampa fuori Bit dove si sono presentate le Marche per i 500 anni di Raffaello con la partecipazione straordinaria di Patrizio Roversi, l’impeccabile conduzione scherzosa di Paolo Notari, l’introduzione del Presidente Nazionale di Confcommercio che ha parlato fra le altre cose di Enrico Mattei, legante straordinario di queste due zone d’Italia, Milano e le Marche.

Inoltre è stato molto interessante anche l’intervento del dott. Raimondo Orsetti per la spontaneità finale e la profonda conoscenza di tutta la Regione, straordinaria l’artista che ha incorniciato tutto l’evento con le sue opere di sabbia.

Interessante anche l’evento di Tipicità presso i locali Anci adiacenti al Teatro Piccolo di Milano, raccontata bene in questo articolo di Sara Rossi su On The Road – Link al pezzo –

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