Oggi è la giornata mondiale della felicità. Proclamata dall’Onu nel 2012, questo giorno non cade a caso proprio il 20 marzo durante l’equinozio di Primavera.
Voglio dedicare due righe alla felicità perché la diamo troppo spesso per scontata ma in realtà non lo è affatto.
Ci sono guerre nel mondo praticate dall’ipocrisia, ci sono falsi miti, vengono sconfitti gli ideali dalle logiche della convenienza, sembra che per vivere bene oggi bisogna essere solamente furfanti, ladri, delinquenti e comunque mai se stessi.
Se cerchi la parola felicità su google come primo risultato in assoluto viene fuori il brano di Albano, proprio lui che la cantava la felicità, è stato messo al bando dall’Ucraina come personaggio non gradito. Al di là del contenuto di questa notizia, dove non voglio entrar nel merito, visto il risalto mediatico ed il gossip che ha avuto, quello che stride, a mio avviso è che oggi sembriamo essere messi da parte se ci operiamo anche solo a cercare di essere felici.
Sembra che tutto debba incardinarsi in regole precise, dentro un marketing della vita che ci sdoppia col nostro apparire, per cui diviene sempre più difficile tornare ad essere se stessi.
L’oggi convertito nell’apparenza ad ogni costo, senza cercare nemmeno più di essere quello che siamo, con i difetti, gli errori e magari qualche virtù.
Catalogare è la parola d’ordine, sorridere sempre, fare finta di essere allegri, gioiosi, tenaci, mentre essere autentici non è una voce in catalogo e questo per me non va bene.
C’è tanta rassegnazione in giro, nonostante la tecnologia che avanza, noi uomini sembriamo avere sempre più paura.
Forse l’interconnessione nevrotica che c’è nel mondo genera cortocircuiti strani che ci fanno vedere solo il peggio di quello che siamo, ma sono sicuro, che in fondo, questa proiezione alla fine sia solo fittizia che la vita non sia poi così come siamo portati a credere, piena di stress, di ansie e falsi sorrisi, perché se ci pensiamo bene, siamo noi a impacchettarcela così il più delle volte.
Ci fanno credere che gli obblighi siano indispensabili per vivere meglio, senza considerare quali sono invece i risultati positivi delle azioni che facciamo ogni giorno. Così siamo pronti a vivere per girare sempre inconsapevoli dentro la stessa ruota manco fossimo criceti. Chi cerca attimi di libertà magari nelle piccole cose, quelle che trovi dentro un sorriso sincero, un abbraccio sentito, viene additato come una specie di outsider, uno fuori luogo, uno da emarginare, al massimo “un fannullone” citando De Andrè.
Invece sapete cosa penso? La felicità è l’unica azione di ricerca individuale per cui vale la pena vivere, magari anche solo per avvicinarla e chissà forse raggiungerla, non esistono ricette di mercato, filantropi o santoni, in questa ricerca ci siamo solo noi stessi.
Cercare di fare il minor male possibile, il rispetto verso il prossimo, la franchezza e la gratitudine sincera forse sono l’unico motivo per essere davvero se stessi e sorridere alla vita.
Smettere di lasciarsi invasare da frivolezze inutili è il modo per vivere degnamente. Smettiamo di correre senza motivo tornando ad essere autentici e meno di plastica prima che sia troppo tardi per tentare di essere felici.
P.s. Scrissi un altro articolo su questo argomento tempo fa, ecco il link.