In questo periodo di amicizie intermittenti, legami allontanati ed una società messa sotto vetro, uno dei miei pensieri più importanti, riguarda proprio il senso dell’affetto, il legame fra persone, qualunque esso sia purché svincolato da logiche di interessi, ma alimentato dallo sviluppo del proprio pensiero.
In questi momenti in cui siamo lontani anche se abbiamo questi filtri digitali che ci fanno sentire vicini anche se così non è realmente, non possiamo dare o ricevere il calore di un abbraccio, possiamo solo essere messi vicini a distanza con strumenti di cui spesso abusiamo, lasciandoci violare più o meno liberamente la nostra libertà personale, anche dal punto di vista della privacy.
Tuttavia oggi ho avuto una piacevole esperienza che vi voglio raccontare. Mi sono sentito al telefono stamattina con un mio amico, ero un po’ giù di morale come credo lo siamo in parecchi in questo periodo se non quasi tutti.
Beh posso dirvi una cosa che potrà sembrare banale, ma ha risollevato la mia giornata. Mi ha ricordato la bellezza delle piccole cose, con una domanda semplice.
Mi ha chiesto: “Cosa ti manca?” Ho risposto, “In effetti non mi manca niente, le cose essenziali le ho. Una famiglia, qualche valore morale che rispetto ed altri che, invece no, ma sempre a mio discapito e prendendomi le mie poche o tante responsabilità.”
Questa domanda semplice e banale mi ha fatto capire che non mi manca niente, che non sono solo e che soprattutto sono vivo. Certo mi manca la libertà, ma sia chiaro a tutti, solo quella fisica e soprattutto, solo temporaneamente.
Ho grossi dubbi per il futuro come tutti ovviamente, il sentore che forse, quando uscirò di casa, finita la pandemia, mi troverò di fronte una società diversa, forse più incattivita, più avida di prima, o forse no.
Tuttavia ho riflettuto molto sul fatto che quella mezz’ora al telefono con lui sia stata molto importante. Non credevo che proprio lui potesse svegliare così la mia coscienza, mi ha infuso ottimismo facendomi rispondere ad una domanda inaspettata e semplice, sembrava sapere quale fosse la mia parte emotiva che aveva più bisogno di essere stimolata in quel momento.
Mi serviva in fondo solo rispondere ad una domanda essenziale, posta da un amico che riportasse la mia coscienza su una scala di valori semplici ma, allo stesso tempo, fondamentali.
Allora ho capito che forse, durante questa prigionia molti altri avranno avuto la mia stessa fortuna di questa mattina, un amico che ti chiama per starti vicino e ti pone una domanda semplice ma che allo stesso tempo ti impone a guardarti dentro, che ti riporta a stare con i piedi per terra facendoti riflettere su quello che è veramente necessario nella vita, cercare felicità ridando senso alle cose belle. Quella domanda mi ha portato ad indagare inevitabilmente su quante cose siano futili e quali, invece siano davvero necessarie.
Allora ho sperato che forse io non sia stato il solo a ricevere una telefonata come questa e forse domani sarà un giorno migliore anche per tutti quelli che hanno avuto un amico che li ha spronati a chiedersi quali siano le esigenze reali.
Oggi ho ricevuto una spinta mentale per tornare a sperare in una società nuova dove i sogni non saranno vincolati dai prestiti bancari, debiti pregressi, o stress futuri, ma da una vita degna di essere vissuta, con lealtà e soprattutto senso di altruismo e rispetto per il prossimo, che riesce a stupire quando meno te lo aspetti.
L’amicizia e l’affetto non potranno mai essere prese in prestito, e la bellezza più evidente e pura si può trovare in questa estrema semplicità.
Allora nonostante il temporale la mia giornata si è rischiarata, mi sono rimesso a scrivere, ricominciando a sperare che forse domani il mondo potrà essere migliore.
Forse non fregherà a nessuno questa cosa oppure forse potrà essere utile a trovare l’essenziale. E’ una domanda semplice ma di grande valore.