Ho potuto parlare con Andrea uno dei fondatori oltre che amico e vecchio compagno di liceo, mi ha raccontato di quanto lavoro hanno dovuto affrontare dopo le scosse, quanta tenacia sia occorsa per andare incontro alle prime emergenze, le prime riunioni fatte tra le brandine nelle stanze messe a disposizione dal Comitato Universitario Sportivo, oppure nella sede del Consorzio dei trasporti Contram che ospita ancora il comune.
La sua compagna Caterina, da subito dopo le scosse ha organizzato un coordinamento per sostenere ed aiutare gli allevatori, perché nei mesi successivi al sisma erano quelli che avevano più bisogno di aiuto e di presidio, gli animali non sarebbero potuti sopravvivere se lasciati a loro stessi; inoltre tutto il gruppo si è attivato nell’affiancamento alla protezione civile e nelle varie raccolte fondi in giro per l’Italia. Mi hanno raccontato anche dell’idea in via di realizzazione di un polo che possa essere anche centro di aggregazione per tutte le associazioni del paese, ho percepito nei loro racconti la voglia di tornare ad essere comunità unica via utile per tentare di rimarginare le crepe portate dal terremoto e da una conseguente burocrazia asfissiante.
Speranza e senso di comunità sono state richiamate anche dal presidente Claudio Enrico Cingolani durante l’inaugurazione benedetta dal parroco. Un paio di ore felici, trascorse con la voglia di riaccendere la speranza per un futuro ritorno in quel bel centro storico ferito gravemente, oggi ancora deserto, impraticabile e vuoto. Andrea e Caterina in questo futuro ci credono sul serio e trasmettono grande forza d’animo. In mezzo a tutto quel trambusto hanno concepito un bambino stupendo di tre mesi, con un nome che richiama la voglia di volare.