Il 24 agosto ho deciso, insieme al mio amico d’infanzia Enea Francia di fare un giro verso Fiastra. Visto che avevamo entrambi un po’ di tempo, abbiamo deciso finalmente di andare a vedere la splendida zona delle Lame Rosse di cui inserisco di seguito il link ad un articolo di Luca Tombesi sul suo blog, poi forse ne farò uno anche io, ma comunque vi consiglio di andarci perché sono veramente interessanti.
Principalmente la questione di cui non riesco a tacermi è la distrazione quasi totale rispetto alla situazione che ha vissuto Giuseppina Fattori e tutta la sua famiglia. Non si tratta di una semplice signora anziana dapprima strappata e poi riportata nelle sue terre d’origine, ma di tutta un’intera famiglia che ha cercato di sostenere la propria volontà di resilienza, presidiare quei luoghi, già in semi abbandono da molto prima degli eventi sismici, già destinati purtroppo a divenire esclusivo ricordo da museo della civiltà contadina.
Per questo voglio cercare di ricapitolare in maniera semplice e chiara la questione. Andiamo per ordine.
- Alla famosa casetta (per chi non sapesse la storia linko qui un mio pezzo) sono stati tolti i sigilli solo pochi giorni fa. Quindi c’è stato un lieto fine che purtroppo è arrivato con un leggerissimo ritardo (gli eventi sismici infatti sono quelli di ottobre del 2016).
- La casetta, costruita dai familiari di Giuseppina Fattori è posta su un terreno edificabile ed il vincolo che ha fatto scaturire tutto il casino è stato innescato da una denuncia anonima il cui nome non è ancora saltato fuori.
- I sigilli sono scattati perché in quella casetta il parere di impatto ambientale non era stato ancora emesso da chi di competenza prima della costruzione dell’immobile.
- La casetta, benché sia posta in posizione ottimale all’interno del parco nazionale dei monti Sibillini risulta quasi invisibile dalla strada e non è una villa come dicono le chiacchiere e alcuni dei media importanti, infatti ha una superficie di 70 metri quadrati totali di cui calpestabili interni meno di 65.
- Il lieto fine Nonna Peppina non l’ha ancora avuto perché purtroppo non è ancora riuscita a tornarci in questa situazione abitativa che rimane provvisoria, perché è ricoverata in ospedale, è ultra novantenne e la situazione che si è venuta a creare l’ha depressa in maniera esagerata. Sarebbe doveroso da parte delle istituzioni un atto di riconoscenza verso questa signora che è diventata un capro espiatorio involontario.
- Le strutture inagibili complessive di Nonna Peppina sono di oltre 200 mq nella zona presa in oggetto.
- La famiglia per puro spirito di radicamento sul territorio, ha voluto mantenere intatte le condizioni di vita di quella frazione, infatti l’unico presidio sono loro e nessun altro in quella frazione. Chi si fa presidio di un territorio in spopolamento andrebbe ricompensato e non vessato.
- Hanno acquistato una roulotte nel frattempo e l’hanno usata da base per attendere che si sbloccasse la questione, andavano governate le galline insieme al loro piccolo orto.
- Agata che ho potuto riabbracciare l’altro giorno, mi ha detto una cosa importante, sostiene che bisogna battersi per le cose giuste, e quando serve farsi sentire occorre anche alzare la testa, me lo ha detto con la convinzione serena dell’insegnante, è una Preside in pensione, ma con lo sguardo che era contento e allo stesso tempo malinconico, perché la battaglia di sua madre è stata vinta ma li attorno ancora è tutto come due anni fa.
- Per tutti quelli che fanno la politica dei massimi sistemi, sui social e con i confronti sui migranti ed i terremotati, rispondo con una frase di Goethe che sembra sia stata ripresa anni fa anche da Aldo Moro. “L’incendio di una fattoria è una tragedia, la rovina di una patria solo una frase”. Mi chiedo quante siano le case delle nonne tra il terremoto ed il terzo mondo che dovranno ancora essere rovinate da questa corsa all’apparire per forza?
2 Responses
Bravo scrivi benissimo Grazia
[…] L’altro giorno mi contatta Agata una figlia dell’ormai famosa nonna d’Italia, Peppina Fattori dicendomi che Lunedì avrebbero iniziato le demolizioni dei palazzi inagibili a San Martino dove è tornata finalmente sua madre, per tutti, Nonna Peppina (ulteriori post qui e qui). […]