“I have a dream” ovvero “Ho un sogno”. E’ passata da poco Pasqua e oggi cade anche il cinquantenario della morte di Martin Luther King. Allora voglio condividere qui una riflessione che ho fatto con me stesso. Di solito quando faccio questi pensieri attacco il mio vecchio 33 giri collegato “a ponte” su due amplificatori, perché il giradischi ha bisogno dell’ingresso Phone che rimbalza il segnale per “l’amplificatore moderno”. Così alla fine mi trovo un giradischi anni 70 collegato al 5.1 del salone. Pensate che quel giradischi l’ho trovato anni fa, per caso tra la spazzatura e quando lo faccio funzionare, mi sento orgoglioso di me stesso. Un contrasto concettuale di equilibri utili a farmi ascoltare meglio il dettaglio ed il fruscio della puntina sul vinile, il suono imperfetto di una musica sudata, l’imperfezione riprodotta fedelmente per non perdere niente anche delle imperfezioni che ci stanno dentro. Ci ho attaccato il filo delle cuffie per mettere su questo ponte tra “passato e futuro”.
Sono passati 50 anni da quando è morto Martin Luther King e chissà se le sue parole oggi sono solo slogan da T-shirt e comunque non credo che siano state comprese del tutto. Sembra di essere sempre più gli uni contro gli altri, persi dentro la società liquida della rete, a farci concorrenza, ad andare a passo svelto verso noi stessi. Ci piangiamo addosso per aver perso il senso della bellezza e poi non ridiamo più. Abbiamo tutti i mezzi ma ci siamo persi gli scopi per cui vale la pena vivere. Il senso profondo di essere una “catena sociale” utili tutti per vivere nel migliore dei modi, in semplicità. Penso, rifletto, e mi rendo conto che a volte devo stare da solo con me stesso e spegnere tutto, il diritto alla solitudine, anche perché, li fuori è tutto un vieni qui che stai meglio, compra questo che fa miracoli ecc.
Mi rendo conto anche passare del tempo solo con me stesso diviene debilitante a volte, ma piuttosto che correre senza motivo, riflettere mette a posto tante cose e dona spazio alla bellezza della semplicità (ci ho fatto questo blog apposta). Forse sarò vittima di me stesso, delle mie fisime ma resto convinto quando mi fermo a pensare che fuori la società è sempre più schizofrenica al punto tale che non si diverte più. Allora quel che è certo è che se non impariamo a vivere insieme, periremo insieme come stolti. E’ proprio questo il “sogno” M. Luther King secondo me. C’è un bel articolo oggi sul “The Guardian”, mi ci sono imbattuto per caso, parla di un nuovo “King” che lotta per la giustizia. E’ bello sapere che ci sono ancora persone che seguono quel sogno di “fratellanza” e “uguaglianza”, in maniera laica o religiosa non è questo il punto. Il punto è secondo me tornare a sentirsi una società che riesce a vivere insieme al di la delle strumentalizzazioni di sorta, perché in fondo il problema non è essere di un colore diverso, di un genere diverso, o altro. Il problema è non essere superficiali e cercare di entrare dentro alle cose, altrimenti vincono gli stolti e ci tirano dentro tutti. La stupidità non è razzista, ma io sono razzista verso la stupidità, specie se questa è dettata dall’egoismo.
Mettersi in dubbio senza credere per forza in certezze, ma con la pretesa di voler conoscere, capire che senso abbia quel vecchio giradischi che fa gracchiare le casse, migliorare il fruscio elegante del vinile e rimuovere i disturbi della puntina, vuol dire in un certo senso porsi l’obiettivo e andare fino in fondo. Non lo so se potrò mai capire quale esempio trarre da quello che siamo stati e quello che ci apprestiamo ad essere, ma ci sto provando. Con la volontà di rimanere se stessi, nel rispetto altrui con la voglia di costruire per dare un senso alla vita, mettere a frutto le proprie esperienze per essere utile a costruire semplicemente un futuro migliore, magari più bello e più ragionato, forse più povero di cose futili e migliore nel senso delle proprie azioni che valgono la pena di essere compiute.
Grazie all’esempio di uomini veri come Martin Luther King, ancora oggi, quando metto da parte tutta la tecnologia, si fanno strada questi momenti di riflessione, dimentico tutti i tweet e tutti i post. Ma il senso di vivere per inseguire “il sogno” arriva lo stesso. In quel momento finisce il fruscio e inizia la vita.
P.S. Il disegno sopra l’ho fatto a matita, carboncino e acquarello su carta Fabriano fatta a mano nella seconda metà del 900 o almeno così mi hanno detto a Fabriano alla cartoleria Lotti.
La frase che ho riportato di Martin Luther King è la seguente “Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti” ah …quello in alto a destra è lo stolto 😀
5 Responses
È stato bello leggere quello che hai scritto e condivido tutto. È un po’ utopistico, ma quanto sarebbe bello vivere in pace, senza ogni forma di razzismo mentale, ascoltando buona musica che esce da un giradischi che unisce passato e futuro.
Complimenti anche per il disegno
Grazie mille davvero. Sarebbe bello intavolare un discorso sulle utopie. Ultimamente più mi guardo attorno e più mi rendo conto che viviamo sempre più nelle utopie degli altri, indotte da condizionamenti e altro. Guarda quanta gente c’è che vive una vita di plastica. Allora tanto vale seguire i propri sogni. Con la semplicità di essere unici. No?
E se i sogni non fossero fattibili?
Posso rispondere con una domanda? …e se la maggioranza di noi vivesse inconsapevolmente per i condizionamenti imposti dai sogni degli altri?
Forse in alcune situazioni, ma spero non in tutte…