La casetta di Peppina non si tocca.
Questo pezzo è stato scritto insieme a Stefano Blanchi e lo spirito encomiabile di un gruppo di ragazzi di Camerino.
Lo sguardo saggio di una nonna, questo è l’effetto che fa nonna Peppina, un’anziana di quasi 95 anni, portata fuori la sua abitazione di emergenza da San Martino di Fiastra questa mattina intorno alle ore 9.00 dai carabinieri forestali.
La vicenda presenta aspetti tragicomici poiché sembra che il tutto sia avvenuto attraverso un esposto anonimo a cui pare aver dato seguito il comando dell’autorità forestale di zona e che poi sia stato tradotto in un sequestro giudiziario da parte del giudice competente.
La stranezza è che i cartelli sono stati affissi con una tempestività sbalorditiva. Andiamo per ordine, la storia inizia ovviamente a seguito delle scosse del sisma di ottobre 2016, la casa di Peppina diviene inagibile e in zona rossa ma la sua coscienza testarda ma da anziana saggia e attaccata alle proprie origini le impone di rimanere vicino alla sua casa, vicino ai suoi ricordi. Quindi i familiari decidono di trasferirla in urgenza nel container che avevano tenuto dal sisma del ’97 ma le temperature di quest’estate insieme all’età di Giuseppa Fattori, questo è il nome della nonna di Fiastra, li hanno condotti ad una scelta obbligata. Prendere quel fazzoletto di terra di proprietà e già edificabile e costruirci sopra una casetta in legno. Il tempo però è tiranno e la burocrazia delle istituzioni non è da meno, così accade che la famiglia chiede la concessione edilizia al Comune con tutti i pareri e i “cosiddetti calcoli”, già prescritti da tecnici di fiducia, però manca di una parte fondamentale, il certificato di sismicità del Genio Civile per cui sembra occorrano 6 mesi ma, colpo di scena quest’ultimo sembra sia già arrivato al Comune ieri per Posta Certificata.
Quindi ad oggi le autorizzazioni a costruire più importanti ci sarebbero tutte e a questo punto il comune potrebbe essere messo in condizione di rilasciare la concessione e sarebbe tutto ok, al massimo un’ammenda, ma nonna Peppina sta fuori dalla casetta.
Peppina, quasi 95 anni, fino a poco prima delle scosse faceva ancora le tagliatelle “…co lu stennerellu”.
Si può obiettare per carità sui modi di anticipare i cosiddetti “bolli” ma siamo seri, prendere provvedimenti così veloci e tempestivi per un’anziana che ha una casetta messa su di urgenza e con tutti gli oneri di urbanizzazione primaria, fra l’altro in condizioni di estrema emergenza e, soprattutto pagata coi soldi propri e in una sede assolutamente non impattante perché è anche nascosta fra gli alberi è qualcosa che fa ridere se non fosse che a rimetterci è un’ultranovantenne che desidera solo vivere gli ultimi anni fra le sue montagne.
Per quanto mi riguarda spero che la storia della “Casetta di Peppina” possa risolversi con un nulla di fatto e lei ritorni dentro al più presto e, le istituzioni, dal comune, al Genio Civile, alla Regione, gli organi giudiziari e tutto il resto, fino all’anonimo che ha fatto l’esposto possano finalmente normalizzare un’azione oggettivamente esagerata.
Riporto in tal senso una riflessione che mi ha fatto Agata Turchetti, la figlia maggiore di Giuseppina, questa mattina mentre raccontava la storia ai giornalisti accorsi sul posto.
“Vivere in montagna vuol dire anche recuperare il rapporto con il cielo stellato, esistono leggi in Europa che introducono il diritto a vedere le stelle durante la notte perché nelle città non si vedono più, se ci accaniamo contro chi queste zone le ha tutelate per natura da sempre insegnando per primi i rapporti corretti di coesione con l’ambiente, rovesciamo insensatamente il mondo e diviene difficile venirne fuori.” – Ha continuato con tenacia, Agata che di lavoro è insegnante e dirigente scolastico, dichiarando la sua ferma volontà a procedere fino al tribunale europeo dei diritti dell’uomo – “sono stata educata da mio padre con le parole di Kennedy che dicevano questo “prima di chiedervi cosa lo stato possa fare per noi, chiediamoci cosa possiamo fare noi per lo stato”, sono indignata perché nonostante mia madre sia stata custode di fatto di queste terre e non abbiamo chiesto nulla facendo la casetta con le nostre risorse, arrivano e ce la mettono sotto sequestro con questa foga.
Agata in questo anno dal sisma è stata anche autrice di un libro “Le faglie della memoria” dove racconta episodi e storie che hanno caratterizzato questi territori, intrecciandoli probabilmente con i fatti di ottobre.
Peppina, Agata, Marco e altri ragazzi di un comitato spontaneo di solidarietà che mi hanno comunicato il fatto.
Ci sarà una protesta silenziosa e senza scranni di alcun partito Lunedì pomeriggio a San Martino di Fiastra a cui parteciperò soprattutto per incoraggiare e salutare nonna Peppina che con il suo coraggio di calma resiliente, sta dando lezione di vita a tutti quanti!
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[…] famosa casetta (per chi non sapesse la storia linko qui un mio pezzo) sono stati tolti i sigilli solo pochi giorni fa. Quindi c’è stato un lieto […]