Vivo in una società di ipocrisia dove non c’è più differenza tra affetto, affettato e interesse!
Tutto gira attorno ad emozioni indotte. Nessuno vede più la straordinaria bellezza che germoglia dentro le piccole cose! Credo in sostanza, che siamo talmente bombardati da emozioni indotte che non sappiamo più distinguere cosa sia prioritario e cosa no.
Se domattina non esistesse più il “concetto di denaro”, cosa fareste? Io è un po’ di tempo che mi pongo questa domanda incessantemente. Sono arrivato alla conclusione che, forse, avere coscienza di ciò che siamo prescinde qualsiasi forma di rapporto umano, che sia esso professionale o di amicizia.
Oggi mi è capitato di riflettere su come e quanto siano deboli, insicuri e labili i rapporti umani che si vengono a costruire fra le persone. Quanto siano superficiali i discorsi anche “tecnici” che vengono intrapresi. Viviamo un momento storico che, secondo me, manca di fiducia nell’uomo e nella sua intelligenza e creatività artistica. Tutto per effetto di uno schema economico che viene preso come pretesto per far continuare un sistema che, seppur abbia evidentemente mostrato i suoi fallimenti da anni, purtroppo ancora viene pompato da chi si sta arricchendo galleggiando in questo mare di povertà intellettiva e intellettuale.
Fateci caso, la centralità di tutto non sta più nell’essere umano ma nella sua immagine, tanto che si potrebbe cambiare nome, da “essere umano” ad “apparire umano”. Tutto questo è veramente deprimente, andiamo incontro all’autodistruzione per questa sorta di “egoismo infinito e collettivo”, dove alla fine l’obiettivo non è nemmeno più soddisfare se stessi, ma alimentare la propria immagine “di tendenza” verso la società. Un egoismo “conto terzi” pompato da messaggi pubblicitari, da ogni tipo di marketing, utile tanto a soddisfare quanto più ad allontanarci dalla ricerca della felicità. Non si ha più rispetto degli ultimi, la necessità prioritaria è quella del lavoro ad ogni costo, fregandosene altamente del concetto stesso di lavoro, della dignità o l’onestà intellettuale con cui viene svolto. Così si tira a campare e non si vive. Io personalmente sogno di vivere.
No responses yet