Una mia cara amica, Ania Pettinelli, ha mandato un pezzo molto interessante. Lo pubblico perchè oltre ad essere secondo me molto interessante si vede che è uscito dalla penna di una persona determinata.
Ania adesso si trova in Guatemala.
Le foto sono sue, sicuramente sta vivendo un’esperienza unica.
Alexander Langer parlava di conversione ecologica, di inflessibili e coraggiosi indigeni che agiscono con radicamento e responsabilità per difendere il proprio pezzetto di biosfera… erano i primi anni novanta. Oggi, in una situazione ancora più critica e preoccupante tutti siamo chiamati in causa e dobbiamo fare i conti con l’enorme debito che abbiamo negli anni contratto con l’ambiente, con le generazioni future e con quelle presenti. La crisi economica e ambientale sono il frutto delle singole scelte di ogni singolo cittadino, nessuno escluso, siamo al tempo stesso artefici e vittime di uno stile di vita consumista e obsolescente: produrre per consumare, consumare per produrre…la triste figura di un cane che si morde la coda, un circolo vizioso di autodistruzione fuori controllo. “Ma cosa posso fare io da solo?”, la domanda sorge spontanea e la risposta potrebbe essere altrettanto semplice: possiamo fare tanto. Siamo noi, come consumatori, la base e il motore di questo sistema insostenibile e autodistruttivo, le nostre scelte quotidiane di consumo possono diventare uno strumento incisivo, ognuno può fare la sua parte, nel proprio piccolo; le soluzioni ci sono già, ce ne sono tante, ma badano bene a non farcele conoscere. Gruppi di Acquisto Solidale; consumo a Km 0; abiti in tessuti naturali invece che abiti sintetici prodotti chissà dove, sfruttando chissà chi; prodotti biologici, boicottaggio di corporation e marchi con condotte socialmente irresponsabili; last minute market; banche del tempo; laboratori di autoproduzione e di recupero; orti cittadini; uno stile di vita più sobrio e attento agli sprechi; la bicicletta, anche l’idea di “Rifiuto con affetto” si colloca sulla stessa linea. Autolimitare il nostro consumo, ridurre la nostra impronta ecologica per non essere più corresponsabili delle enormi disuguaglianze dell’economia globale (“noi”, il 20% della popolazione mondiale, consumiamo l’80% delle risorse del pianeta); un’autolimitazione che non significa sacrificio ma “privilegio di non dipendere troppo dalla dotazione materiale e finanziaria,…privilegio di usare con saggezza e parsimonia l’eredità comune a tutti.” (A. Langer) In Italia tanti gruppi di cittadini si stanno organizzando per difendere il loro ambiente naturale e culturale, si sono riappropriati del loro territorio e del diritto di viverlo insieme; in molti casi c’è stata anche la risposta delle amministrazioni comunali che hanno adottato politiche di conversione
energetica, di conservazione del suolo e delle risorse naturali, di riduzione e riciclo dei rifiuti (tassazione vuoti a rendere e dell’indifferenziata). È una questione di singole scelte, anche piccole, anche graduali ma comunque importanti…da qualcheparte bisognerà pur cominciare.
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