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occhi da Ebolowa - una foto in mostra

“Siamo tutti rifugiati” è il titolo bizzarro di una mostra fotografica che ha preso spunto da un viaggio che ho fatto in Camerun con altre 3 mie ex colleghe a maggio del 2015.

Dopo tre anni da quel viaggio sono cambiate molte cose ma la caparbietà mia e di altre persone a me vicine è rimasta la stessa.

In molti dopo le scosse del terremoto del 2016 si sono ritrovati nella condizione di rifugiati e parlare di aiuti solo all’Africa, in tutta onestà, considerando le sofferenze interne che si continuano a patire qui, non sembrava opportuno.

Padre Sergio con un bambino in cura nella missione

Padre Sergio con un bambino in cura nella missione

Così in un pomeriggio d’estate nella tipografia di un mio amico d’infanzia, Enea che è rimasto rifugiato anche lui dopo le scosse di ottobre, abbiamo deciso di riproporre quell’esperienza, consapevoli però di vivere in prima persona, una realtà molto simile, quantomeno nei metodi, a quella che ho potuto vedere laggiù.

Così abbiamo deciso di preparare le parti della mostra con pezzi fatti di materiale di recupero e con le foto stampate nella sua tipografia. Ci siamo detti che se solidarietà doveva essere ci si doveva preparare ad essere sodali noi per primi. Così è stato.

Abbiamo fatto lavorare la fantasia per questo evento a budget zero, ma i risultati alla fine sono arrivati lo stesso, le persone hanno capito lo spirito dell’iniziativa ed il tutto ci ha riempito di orgoglio.

“Siamo tutti rifugiati” è stata fatta ad Esanatoglia presso le fontane di San Martino perché quelle lì sono fontane speciali che, al di là della leggenda, per cui chi beve quell’acqua s’innamora di Esanatoglia, c’è da dire che quelle sono fonti di acqua surgiva che escono direttamente da una presa di roccia sotto al paese e di certo, chi si innamora di Esanatoglia probabilmente lo fa per la sua gente veramente disponibile e cordiale.

Si è deciso di chiamare quindi per l’inaugurazione, tutti i protagonisti diretti ed indiretti di quel viaggio che ha ruotato intorno alla missione di padre Sergio Ianeselli di cui ho parlato qui prima di adesso. E’ stato davvero un onore per me poter ospitare una persona della statura di Sergio Ianeselli, per la sua coerenza, per la sua dedizione e per la sua forza d’animo, oltre che per il concetto di carità cristiana che dimostra di portare avanti coi fatti.

Ho provato un piacere immenso nel rivedere Cristiana Consalvi e Daniele Ortolani compagni romani di quel viaggio nel cuore dell’Africa. Una bella emozione sfogliare le foto ed essermi ritrovato ad Esanatoglia con le mie compagne di avventura Monia Bregallini e Santina Barboni, e non nascondo che mi ha fatto piacere anche la presenza e l’intervento di Giovanni Ciccolini che da sempre sostiene l’opera in Camerun e che promosse quel viaggio.

Una Finestra sull'Africa foto scattata a Kribi. La presentiamo io ed Enea Francia.

Una Finestra sull’Africa foto scattata a Kribi. La presentiamo io ed Enea Francia.

Grazie al sindaco Luigi Bartocci che ha creduto in questa mostra concedendo gratuitamente gli spazi e intervenendo con un saluto sincero all’inaugurazione; sono stato davvero felice di aver potuto incontrare persone molto disponibili come Debora Brugnola, Jenny Ruggeri, Michele Romani, Samuele Fratoni e Luigino Giordani oltre alla mia compagna e a mia madre che hanno dimostrato una collaborazione fattiva e concreta.

Per questo “Siamo tutti Rifugiati” ha avuto un successo oltre ogni aspettativa, per la qualità soprattutto delle persone e di quanto hanno mostrato di essere sensibili all’argomento. Il legame tra i rifugiati del centro Africa, lo sguardo di nonna Peppina, molto simile a quello di una donna pigmea fotografata laggiù un anno prima del sisma, il fatto che alla fine viviamo in tempi dove chi è più debole spesso diviene capro espiatorio dei mass media, se sta in occidente, oppure perisce inosservato se sta dentro la foresta, ed in questi casi non ci sono mai magliette colorate.

“Siamo tutti rifugiati” è stata la possibilità di creare un momento di vicende prese alla “fonte” da chi le ha vissute o le vive in prima persona, con sullo sfondo, i sorrisi di una missione che dura da 45 anni, gli occhi dei bambini, ed in platea chi quella condizione la vive in maniera più o meno traumatica dal 2016.

Grazie ad Agata Turchetti per la testimonianza su tua madre “Nonna Peppina” per tutto il mondo, che spero possa rimettersi in forze, grazie Barbara Bonifazi per la caparbietà con cui porti avanti la tua “Rinascita” agricola in quel di Sellano con lo sguardo meraviglioso rivolto verso il profilo sul cielo di una Camerino ancora tanto sofferente.

“Siamo tutti Rifugiati” ma con la speranza di ricominciare e la voglia di esserci comunque.

Sorridere Sempre

Sorridere Sempre

P.S. Chi intendesse fare donazioni alla missione di Padre Sergio Ianeselli, inserisco qui di seguito le coordinate dirette.

Intestatario: Padre Sergio Ianeselli
Causale: ‘Ex voto’
Unicredit – PIAZZA IRNERIO, 65 – ROMA 00165
IBAN: IT68C0200805037000400740294
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Perché questo blog

Questo blog è nato per la passione di assaporare, vivere e mettere a frutto esperienze, di cose, di luoghi ma soprattutto di persone, che ho potuto incontrare, percorsi che ho battuto, da solo o insieme ad altra gente.

Sono appassionato di arte, ogni tanto dipingo, “invento” oggetti, qualche cimelio provo a restaurarlo.

La mia passione grande che provo a condividere in questo blog, è quella del racconto anche attraverso le immagini.

Ho una grande passione per la cucina di territorio e per i prodotti identitari e rispetto chi, senza ipocrisie li tutela, perché sono una grande forma d’arte.

Sono in grado di stilare progetti e strategie di comunicazione integrata, conosco i meccanismi del Marketing Territoriale, perché è lo strumento con cui riuscire a condividere al meglio l’unicità che hanno determinati paesi, luoghi e paesaggi, che spesso visito per meravigliarmi della loro essenza semplice e straordinaria.

Ho redatto progetti importanti che hanno raggiunto gli obiettivi prefissati.

Ho la ferma convinzione che le “identità particolari” siano qualcosa di prezioso da tutelare e proteggere finché saremo in tempo a farlo.

La tecnologia ci da la possibilità di essere tutti più connessi, ma troppo spesso oramai, ci fa dimenticare la sostanza delle piccole cose, dove si cela, viceversa, la bellezza e la forza meravigliosa del racconto.

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