Oggi vi parlo di un locale di quelli che… c’erano una volta …nei paesi delle campagne marchigiane; le cantine, gli alimentari, le botteghe, le drogherie, quei posti dove erano gli artigiani ad indirizzarti verso la genuinità, intrisa di quel buon odore rassicurante dei forni a legna.
Oggi voglio raccontare del coraggio di tornare a proporre il gusto del cibo autentico, ed è proprio il caso di dire, nonostante tutto. Mi ci sono imbattuto quasi per caso a San Severino, l’altro giorno, dopo il lavoro ed ho voluto prendere il mio tempo per un aperitivo.
Su consiglio di alcuni passanti, ho trovato un locale molto interessante che merita di essere raccontato. Aperto circa una settimana fa, da uno staff di giovani settempedani, “C’era una volta, bistrot” va apprezzato perché è uno schiaffo alla rassegnazione, una sfida di rinascita, locale autentico, fatto da una famiglia di fornai-pasticceri, già noti in paese per la “bottega” all’ingresso della piazza grande di San Severino Marche. Ma attenzione, il bistrot è molto particolare, un bel posto dove far scorrere i pensieri, non mi stupirei di trovarci un moderno Hamingway in cerca di spunto creativo, assorto nei suoi pensieri dietro ad un bicchiere di rosso. “C’era una volta”, (per chi non lo avesse capito, questo è proprio il nome del locale) pone l’accento nel proporre prodotti da forno e pasticceria fresca, tradiozionali come le pizze di formaggio, peculiari in tutto il maceratese, soprattutto in questo periodo pre pasquale. Un locale nuovo, di un’eleganza sobria, fatto con l’incastro armonico delle cose semplici, reale e concreto, a prova di mode del momento, tenuto da giovani artigiani del gusto, ancor prima che commercianti, molto interessanti anche per aver mostrato la caparbietà di una inaugurazione fatta in questo periodo, per intenderci, addirittura prima della consegna delle casette di legno per gli sfollati dal sisma. San Severino Marche è uno dei tanti paesi molto martoriati dal terremoto di ottobre, encomiabile lo spirito positivo di questi ragazzi capitanati da due donne, Alessandra e sua madre Stella. Una sfida alla rassegnazione, una volontà chiara di fissare un punto fermo nel mantenere salda la propria identità, tramutando una parte di essa, quella gastronomica, nel “core business” dell’attività in cui questa gente da corpo e anima.
Investire sul territorio e nella valorizzazione delle proprie tradizioni anche e soprattutto gastronomiche. Un esempio di rinascita, che ha un triplice significato. Il primo geologico-geografico, perché si sta dentro il cratere della sciagura sismica più grande degli ultimi 3 secoli; il secondo è che sono un gruppo di ragazzi “under 30” guidati addirittura da due donne a lavorare nella bella bottega sapientemente allestita; terzo significato e non meno importante, la proposta del bistrot trova una forte connotazione territoriale e locale. I prodotti da forno e di pasticceria sono interessanti golosità preparate interamente nella “Bottega”, che oltre ad essere pasticceria e forno, è anche un ottimo luogo per un aperitivo contornato da una ricca tavolozza di sapori.
Complimenti a tutto lo staff e in bocca a lupo, siete un bell’esempio da seguire.
info: www.ceraunavoltailpane.com
2 Responses
Sono da ammirare,e fai bene a scrivere queste esperienze,bravi e grazie
Grazie 🙂