Dal pomeriggio alla sera in giro per il centro
della Città Eterna si incontrano artisti fra le vie ed i vicoli immersi in una dimensione quasi surreale.
Ma attenti alle “sole”. Sono molti infatti i “falsi” cheti possono essere “appioppati” in giro. Un modo per riconoscere una stampa da un acquarello originale, ad esempio è quello di avvicinare l’occhio verso il foglio, vedere se si scorgono pixel o puntini e verificare se i neri sono omogenei o leggermente “bordati”. Un pittore “vero”, dipingendo sul serio, osservandolo anche con una buona mano, mi confida che non c’è più tanto spazio per gli artisti. Non è come Montmartre in Francia, dove sono banditi i falsi e gli artisti vengono tutelati a scapito dei falsari. Rifletto al paradosso di vedere il centro dell’arte nazionale e mondiale sempre più coperto di fasulli venditori di arte finta e con sempre meno spazio per le autenticità. Contemporaneamente e con una certa nota di rammarico, noto sfumare il mio pensiero di sempre, quello di campare, talento permettendo, con cavalletto, tela e pennello, provare ad essere artista e vedere cosa succede.
Si fa sera, il passeggio si sposta a Trastevere dove fra i tanti locali, ci si ritrova in un bagno di folla ordinata e divertita, di tutte le età, socievole e allegra a comporre un puzzle di belle sensazioni che, solo l’atmosfera di questi luoghi può trasferire. Fra il fast food della porchetta con le cameriere che si divertono ballando, il famosissimo Cencio
La Parolaccia (come dimenticarne l’impronta nei numerosi film della commedia italiana anni 80), locali di ogni genere, si respira una bella sensazione colma di un “dolce vivere” evidente in ogni viottolo. Poco fuori le vie principali di Roma trasteverina, scorgo “Il cinema America Occupato”, dove un gruppo di studenti hanno deciso di promuoverne la riqualificazione formulando una “dichiarazione di interesse culturale” contro la volontà speculatrice di costruire al suo posto le solite palazzine. Infatti la Capitale negli anni 50 per produzione di cultura e numero di sale cinematografiche era seconda solamente a Hollywood. Nerone, (ovviamente è il nome d’arte del ragazzo del bar che mi ha raccontato la storia di questa occupazione) insieme a tutti gli altri che lottano per la riqualificazione in ambito culturale di questi spazi, stanno rendendo un servizio all’intera
società.
Tornando verso il centro di Trastevere, mi viene voglia di un gelato. Andrea ha una bella gelateria aperta da non molto tempo e con non pochi problemi. Infatti il giovane gelataio ha già dovuto affrontare addirittura un ricorso al Tar per poter mantenere la sua attività. Come se la montagna di tasse che copre le piccole attività come questa non bastasse, il Comune di Roma ha prodotto un’ordinanza anni fa, dove di fatto veniva preclusa la possibilità di produrre gelato artigianale in quelle zone. Fra l’altro la gelateria di Andrea è uno dei tre laboratori della prestigiosa Old Bridge, nata 25 anni fa nei pressi del Vaticano. Rimaneva consentita la sola vendita di gelati confezionati. Il ricorso di Andrea fortunatamente è stato accolto e io consiglio a tutti vivamente una capatina perché se lo merita, per la sua simpatia e la cordialità e, soprattutto perché si può gustare davvero un ottimo gelato artigianale.
La Capitale delle contraddizioni e delle emozioni, della voglia e delle speranze di giovani con idee precise che si mettono in gioco e credono in quel che fanno, a riprova di quello che vogliono inculcarci i mass media riguardo a bamboccioni, fannulloni e generazione neet.
One response
I ragazzi sono sempre più spesso isolati da noi vecchi ignoranti, insensibili, volti solamente dietro i propri egoismi e le sconfitte