Un clima anomalo, il silenzio, il temporale, si muove tutto, salta la luce e il terremoto cambia lo scenario.
Ti guardi intorno e anche se apparentemente sembra tutto come prima, inevitabilmente qualcosa è cambiato. Sono quasi le 19 e 30 e per fortuna non ci sono danni. Chiami ma le linee sono interrotte. Forse lo sono state solo 5 minuti che in quel momento sono un’eternità. Decidi di andare dai tuoi, tutto è come prima, almeno sembra, quella pioggia anomala da temporale estivo che non c’entra niente con ottobre continua a scendere, incessante come il presentimento che non sia finita. Mangi di fronte la TV con la Gruber che ad Otto e mezzo ha invitato il sismologo per parlare degli effetti di questa scossa. L’epicentro a meno di 30 km da casa.
Finisci le tagliatelle e poi anche un po’ di minestrone buonissimo, che era rimasto di oggi. Tua madre commenta di fianco a te il sismologo che abbassa gli occhi. “Non è finita vedi, mica lo dicono”. Sono passate le nove di sera nemmeno da un quarto d’ora. Cazzo andiamo fuori che qui si muove tutto. In due secondi stai sul piazzale. La scossa è passata, non ci sono feriti, ma fuori è panico. Casa tua ha retto bene ma l’edificio a fianco non tanto. Escono urlando sotto la pioggia. Questi momenti sono peggiori di quelli in cui senti muoversi il terreno.
Vedi un pezzo di società che va ricostruita, famiglie in panico con la domanda che nessuno fa su cosa succede domani. Quel domani in cui, nonostante la TV e i giornali parlino di come ricostruire, alla vicinanza dei governanti e della promessa dei loro finanziamenti a cui non crede più nessuno, è sempre più sfuocata. Quel domani in cui si fa finta che la vita continui nonostante tutto.
Il giorno dopo ci si abitua alla catastrofe. I marchigiani sono schivi, per natura, ma solidi. Ma la paura di perdere tutto apre le loro anime.
Il giorno dopo ti ritrovi a vedere gente che si fa i selfie dietro le crepe e ti domandi se il terremoto abbia fatto i danni o se sia certa gente ad essere già fallata di suo. Una conferenza stampa che pone l’accento su come ricomporre i cocci rotti, dell’Università, delle chiese e dei monumenti, ma nessuno da spazio al fatto che gli stessi monumenti aggiustati dopo il 97 non hanno tenuto. Quella chiesa di cui è crollato il campanile sopra una casa distruggendola. Questa ipocrisia subdola fa paura più del terremoto. Solo il parroco o il vescovo dichiara una responsabilità laica nella necessità di ricucire una società. Sembra un paradosso ma si nota questo a poco tempo da un sisma che ha evidenziato, come sempre le caratteristiche di chi ha una coscienza rispetto a chi, si butta dietro un selfie o un’intervista.
Chi è umano da chi appare per il gusto di apparire. Gli uomini allora rimangono soli, nonostante tutto, in mezzo ai flash dei media che quando si spegneranno le luci lasceranno “la scena” come l’hanno trovata. Da quel momento la tempra dei marchigiani di razza dovrà venire a galla e lo farà, non curante di come e quanto si sia speculato dietro al sisma. In bocca al lupo a tutti e questa volta me compreso.
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2 Responses
Belle sensazioni…nonostante tutto
Grazie mille