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una strada da qualche parte in Africa - foto mia

Terroristi di noi stessi, una pagina bianca di sentimenti inutili, sprazzi di vita buttati nel cesso dietro ai condizionamenti di un marketing versato su tutto, anche sulla spiritualità che abbiamo oramai delegato agli smartphone e di cui siamo schiavi inconsapevoli.

Si sopravvive sotto gli egoismi di paesi sfrattati, svuotati dentro, morti nello spirito di una identità storica surclassata dagli slogan delle vetrine imponenti dei centri commerciali aperti di domenica.

Siamo le pecore del consumismo, schiavi vogliosi di miti irraggiungibili, vuoti dentro la falsa sicurezza di lavori fatui, scatole nere di sopravvivenza marcia.

Siamo una società colma di terrore, maschere piene di falsi altruismi, in preda al panico del non essere, viviamo una vita dietro la rincorsa affannata di ciò che non ci apparterrà mai.

Vittime e carnefici pronti a puntare il dito contro il diverso, verso il male altrui, coltiviamo il razzismo, senza mai provare a guardare il marcio che abbiamo dentro noi stessi. Il male, per noi risiede nei diversi, senza specificare mai che i cretini stanno tra i neri, i bianchi, i gialli e sono tutti marroni dentro… ma non come la cioccolata.

Siamo noi quella gente che fa schifo, si azzuffa nelle piazze e se ne frega di regalare un sorriso. Si incazza per il fallo, il calcio di rigore, il semaforo rosso, l’autovelox e le cose che non funzionano, pieni di stress, sempre pronti a parlare di arte storia e cultura apprezzandola per sentito dire, senza coglierne internamente le emozioni per cui è stata progettata, trattiamo l’arte e la creatività allo stesso modo della rata del mutuo che scade, strumenti per rinfrescare il nostro status symbol, per celare il nulla che abbiamo dentro. Abbiamo abbandonato la creatività per inseguire la logica di una vita di agi fasulli che ci porta lo stress di una tecnologia incontrollabile e subdola.

Abbiamo la pubblicità fin sotto al culo, le immagini di condizionamento ci riempiono le giornate, ma ci sta bene così. Siamo pieni di fard, lamette e tatuaggi per essere anticonformisti nella folla che alla fine se ne frega dei nostri appunti sulla pelle. Viviamo per apparire anche verso il nostro spirito, ce ne freghiamo della natura, ma facciamo i vegani, siamo contro l’olio di palma, ma ogni anno rinnoviamo il parquet di teak o la cucina iper accessoriata per sentirci più vivi nella nostra caparbietà all’indebitamento.

Andiamo a messa perché così si deve fare e poi lasciamo sempre più soli gli anziani perché tanto alla casa di cura hanno tinteggiato di fresco le pareti. Diventiamo ambientalisti per dare un senso alla nostra vita senza preoccuparci di essere invasi dagli stessi rifiuti che contribuiamo ad ammucchiare. Tendiamo all’auto giustificazione col sorrisetto fasullo, su tutto, non ammettiamo mai una volontà non conforme con quello che vuole la società.

Siamo quelli che critichiamo, abbiamo paura di chi si fa esplodere perché stiamo implodendo, finti e sfiniti dentro una società che è piena di mezzi e priva di scopi.

Siamo terroristi della vita, indissoluti e scaltri a prendercela con tutti quelli che non la pensano come noi, perché alla fine nessuno riflette più, in pochissimi sentono chi parla per quello che dice e non per chi è o per chi rappresenta. Lecchiamo il culo al più potente con la smania di poter avere una briciola in cambio, di raggiungere il punto più vicino alla vetta di una vita vissuta per sentito dire.

Non riusciamo più ad avere uno spirito critico, usciamo per confrontarci, ci parliamo per cortesia e non per volontà, si portano i figli verso una vita piena di attività, in piscina, in palestra, a tennis, basket, calcio, calcetto e religione, poi ci si meraviglia se da maggiorenni sono stanchi di non aver vissuto.

Scoppiano le guerre sante, scaturite da altri cretini come noi che per deficienza totale, invece di riflettere, segue dogmi inutili di devianze religiose, ma infondo ci importa di striscio, perché siamo impegnati a correre anche se non ce n’è bisogno.

Viviamo un surrogato di vita che ci auto imponiamo in questa società dei consumi, siamo schiavi felici di una modernizzazione imposta e subita. Ci celiamo dietro una chat oppure dietro un monitor per fare a gara su chi è più coglione.

Ce ne freghiamo di scoprire e conoscere il mondo perché ci basta vederlo ma non riusciamo più a viverlo.

Viviamo programmati da step innaturali che ci rendono zombie inutili che percorrono strade impossibili con la cretinaggine e l’ipocrisia di esseri che hanno perso la volontà di riflettere.

Siamo il popolo dell’immaginario che diviene realtà, personaggi che non cercano più nemmeno l’autore perché la società decide per loro e guai ad andare contro senso.

Tutti ammaestrati da modi di vita comuni e avvicendati tra loro. Tutti attaccati al guadagno, alla carriera, allo stress, ai tranquillanti, agli psicofarmaci e anche alla cocaina. Siamo bombe ad orologeria pronte ad esplodere in noi stessi al primo sussulto, alla prima paura, al primo fiato di vento.

Siamo quelli che dibattono per i diritti degli omosessuali anche se non arrivano a pagare il mutuo a fine mese. Siamo quelli di tendenza. La tendenza ad autodistruggersi.

Siamo sulla buona strada, la buona scuola, i buoni vaccini, i buoni prodotti tipici, le buone maniere, le buone prassi, i buonisti, i buoni pasto, la buona vita avvelenata che spero di cambiare prima di essere sommersi da tutto questo buono schifo.

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4 Responses

    • Grazie Silvia, la stanchezza e la conseguente infelicità dovute dal fatto che seguiamo cose non prioritarie. Tutto questo sembra essere diventato un obbligo!

      • Io onestamente cerco di vivere secondo ritmi più adatti al mio modo di essere, ma vedo intorno a me intere famiglie senza pace… I bambini hanno le loro “attività” persino il sabato mattina!

        • Infatti, per molti diventa un condizionamento indotto, come ad esempio il cellulare. Ce l’hanno tutti … e così via…

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Perché questo blog

Questo blog è nato per la passione di assaporare, vivere e mettere a frutto esperienze, di cose, di luoghi ma soprattutto di persone, che ho potuto incontrare, percorsi che ho battuto, da solo o insieme ad altra gente.

Sono appassionato di arte, ogni tanto dipingo, “invento” oggetti, qualche cimelio provo a restaurarlo.

La mia passione grande che provo a condividere in questo blog, è quella del racconto anche attraverso le immagini.

Ho una grande passione per la cucina di territorio e per i prodotti identitari e rispetto chi, senza ipocrisie li tutela, perché sono una grande forma d’arte.

Sono in grado di stilare progetti e strategie di comunicazione integrata, conosco i meccanismi del Marketing Territoriale, perché è lo strumento con cui riuscire a condividere al meglio l’unicità che hanno determinati paesi, luoghi e paesaggi, che spesso visito per meravigliarmi della loro essenza semplice e straordinaria.

Ho redatto progetti importanti che hanno raggiunto gli obiettivi prefissati.

Ho la ferma convinzione che le “identità particolari” siano qualcosa di prezioso da tutelare e proteggere finché saremo in tempo a farlo.

La tecnologia ci da la possibilità di essere tutti più connessi, ma troppo spesso oramai, ci fa dimenticare la sostanza delle piccole cose, dove si cela, viceversa, la bellezza e la forza meravigliosa del racconto.

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