Ci sono quei momenti dove occorre riorganizzarsi dentro.
Vedere cosa si ha, cosa si sente e poi proseguire.
Certamente sarebbe tutto più facile se la società permettesse interscambi di interessi culturali più agevoli e meno ipocriti, ma più si va avanti e più viene mercificato tutto, anche la cultura è presa come pretesto del “saper bene comunicare per vendere meglio”.
Anche gli africani del Camerun nelle città (baraccopoli più o meno organizzate da strade e viottoli) corrono tutti, hanno il cellulare macchina (sfasciata ma marciante) e girano, corrono a loro modo, vivono in baracche e si stressano, mentre io pensavo e riflettevo sul concetto di tempo circolare africano che porta l’individuo ad una interconnessione, dove vale più il viaggio rispetto alla destinazione, sinceramente quando li vedo in moto o in macchina girare attorno una rotatoria, costruita dai coloni occidentali anni addietro, penso e non li capisco, corrono verso una maniera di essere occidentali, che è la peggiore, quella del vivere per consumare, una mentalità fasulla ed anche in declino.
Evidenti note di contrasto in una civiltà come quella ho visto ne denotano l’arretratezza di pensiero in generale, che in fin dei conti è un’arretratezza mentale di origine controllata dal liberismo occidentale.
Quindi tutti, in qualche modo siamo portati a venderci o svenderci, senza sapere, spesso, per cosa oppure per chi…ma l’importante è correre, senza fiato, vendere, tutti a programmare il domani senza mai vivere oggi.
Correre forte? No…in realtà quel che cerco io è sicuramente un’altra storia.
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