Roma è la città dell’eterna bellezza.
Muove la sua grandezza su equilibri instabili fra arte millenaria, culture secolari, e contraddizioni paradossali.
Passeggiarci al pomeriggio di una giornata di sole, a fine inverno, vuol dire tuffarsi dentro a un sogno. Tocca l’anima, nonostante tutto, insediamento del nuovo governo Renzi compreso, che di fronte a Palazzo Chigi è stato accolto al massimo da un migliaio di turisti, passanti per caso, me incluso, e sono rimasto stupefatto nel vedere che ho potuto contare meno autoblindo fra Governo e Montecitorio che ad una partita di calcio in serie “D” del mio paese e, questo non è un complimento ne per l’uno, ne per l’altro.
Roma è l’unicità di scorci magnifici, scenografie architettoniche uniche al mondo, la concentrazione di genialità artistiche ineguagliabili, sommatesi nell’arco di una storia millenaria, che tolgono il fiato a chiunque. Allietano i sensi. Aprono il cuore.
Roma assolata di fresco, con qualche ferita aperta a seguito dell’alluvione, coi curati, gli artigiani, l’arruffoni, gli artisti, i politici e i soloni. Rimane sempre unica e meravigliosamente straordinaria.
La cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi, fra Palazzo Madama e Piazza Navona, ospita tre opere di Caravaggio che sono il ciclo pittorico di San Matteo, (vocazione, ispirazione e martirio). Particolarmente interessante, oltre all’utilizzo della luce, caratteristica principale dell’artista, la lettura didascalica delle opere, soprattutto se ne esaminassimo il senso didascalico contemporaneo, senza fermarsi esclusivamente sulle omonimie politiche. Se un profano della storia dell’arte come me, è riuscito a cogliere queste particolari analogie, vuol dire che può riuscirci chiunque. Ma andiamo con ordine. Le opere d’arte, sono collocate dentro la chiesa di San Luigi dei francesi, (questi francesi…), in pratica di fianco a Palazzo Madama, sede del Senato, la cui riforma sembra essere l’oggetto principale della campagna di rinnovamento da parte del neo Premier. La vocazione del Santo, avvenuta su chiamata diretta di Gesù Cristo e San Pietro che lo eleggono a loro portavoce, riferimenti contemporanei a Napolitano e De Benedetti, sono puramente casuali. Altro dipinto interessante è “l’ispirazione” dove lo stesso San Matteo scrive sotto dettatura dell’angelo che ne scandisce i punti essenziali della sua missione. In conclusione, “il martirio” dove il Merisi si mostra in un autoritratto al centro della tela, piangendo. Fossi del PD io Caravaggio ce lo prenderei come monito, non si sa mai.
6 Responses
La caparbietà, l’avarizia e la sete di potere, corrompe gli animi buoni. Che peccato per alcuni… non mantenere la forza d’animo.
Beh a distanza posso rispondere convinto che questo tuo commento non fa una piega. Perfetta interpretazione di quello che sta succedendo e che a distanza di tempo si può dire che sia successo davvero!
Ciao, Marco. Benvenuto tra i miei amici. A presto.
Grazie mille!
Secondo una recente interpretazione iconografica, nel quadro La chiamata di Matteo, di Caravaggio, il personaggio barbuto non sta puntando l’indice su se stesso: stai dicendo proprio a me? Ma al ragazzo chino sui soldi posti sul tavolo alla sua destra: Stai dicendo proprio a lui? Il giovane sarebbe il futuro Apostolo. In un caratteristico gioco di specchi dove tutti compiono lo stesso gesto: Gesù, Pietro, l’uomo barbuto e sottointeso il rimando a Michelangelo nella Creazione d’Adamo. I processi speculari, caratteristi della manifestazione del genio si ritrovano in varie parti dei Vangeli e nelle manifestazioni del geni in generale e artistici in particolare. Cfr. mio ebook (amazon): Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Del resto se non è chiaro il nome dell’Apostolo, Matteo nel Vangelo omonimo e Levi in Luca e Marco, per Caravaggio è indeterminato anche chi sia delle due figure rappresentate. Grazie.
Molto interessante questa interpretazione del quadro. Grazie mille …anche se dopo parecchio tempo… ho risposto. Scusa!